sabato 3 marzo 2007

Parcheggio dunque sono

L’acqua, anche nel suo scorrere lento, sa raggiungere ogni anfratto, insinuarsi tra le pietre, muoversi per vie sconosciute. Cesare Zavattini sosteneva che le vere rivoluzioni sono avvolgenti e silenziose proprio come l’acqua. A poco serve imporre il cambiamento dall’alto senza una verifica sul livello di condivisione. In questo senso è interessante notare come in diverse città d'impianto antico, nel giro di pochi anni, alcune situazioni che apparivano ingessate hanno trovato sbocchi concreti e significativi. Se il centro storico sta cambiando volto è perché anche da queste parti la gente ha maturato l’esigenza di dover difendere la propria qualità di vita. Ma che cos’è questa indefinita qualità se non un sistema di relazioni ritenute positive e quindi virtuose per il singolo e la società. Per tale ragione riqualificando i nostri spazi comuni operiamo indirettamente per garantire “l’incontro”, sapendo di quanto bisogno ci sia di tornare a incontrarci. All’interno di questo percorso occorre però non confondere due concetti come la qualità di vita e il tenore di vita. E’ la differenza che passa tra la leggerezza del muoversi in bicicletta e la complicazione di un fuoristrada da parcheggiare in centro. Filosofie contrapposte, se vogliamo, ma a furia di travisare la scala gerarchica di quelli che ancora dovrebbero essere dei valori, ci siamo trovati a difendere il diritto del cittadino a entrare in panetteria con la station wagon. Ebbene, ai tenaci ideologi del “parcheggio dunque sono” ricordiamo che le città italiane dove la qualità della vita è ritenuta più alta sono quelle con il traffico urbano più contenuto e che queste molto spesso coincidono, guarda caso, con quelle che vantano i più alti redditi pro-capite (chiedere a bolognesi e ferraresi per approfondimenti). E’ il segno definitivo che il Prodotto Interno Lordo non si misura con la disponibilità dei posti auto.

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