Diversi di loro sono oggi giornalisti affermati anche se, talvolta, un po' bolliti.
Alcuni hanno continuato la carriera politica, magari senza sottilizzare troppo sui principi di coerenza e sui limiti del buon gusto.
Qualcuno ha avuto guai con la giustizia e c'è perfino chi è divenuto un guru del rock progressivo.
Mi chiedevo però dove fossero finiti tutti gli altri. Quelli che abbiamo perso di vista. Ed ecco finalmente la risposta:
Molti storici militanti della sinistra extraparlamentare, sfuggiti alle cronache, in questi anni hanno pacificamente operato sotto-traccia per elaborare e diffondere una nuova strisciante ideologia: quella del design ciclistico-operaio.
Il loro nuovo manifesto parla della reale innovazione che cresce nei garage, nelle scuole, nelle officine. Già, come non riconoscere la dottrina marxista in queste parole. Crollati i muri e revisionati gli antichi credo, i compagni hanno spostato il loro baricentro nella culla del capitalismo: gli Stati Uniti d'America. Usciranno allo scoperto a settembre per un'adunata ufficiale, in quel di Portland, stato dell'Oregon.
L'impostazione collettivistica viene fin d'ora abilmente dissimulata promettendo una sorta di competizione individuale, ingegnoso artifizio che metterà in gioco una quarantina di loro, divenuti col tempo dei sapienti artigiani delle due ruote.
Ma è il loro nuovo logo a non lasciare dubbi.
Adesso che li abbiamo trovati, sappiamo come si muovono e come amano riunirsi.
Nessun commento:
Posta un commento