giovedì 9 giugno 2011

Quando la fatica ti guarda in faccia

Oltre a coltivare amorevolmente la mia ciclosofia al pari di un giardino fiorito, devo dire che riesco a non trascurare troppo la mia passione per l'arte fotografica. Mi piace anzi provare di tanto in tanto a farle colloquiare, ben sapendo che non si tratta di un'attività semplice, specie in relazione alle mie mediocri doti di fotografo. Vi confesso in ogni caso che alcune immagini pubblicate in passato su questo blog sono opera mia.

Durante una delle mie recenti perlustrazione in rete, durante le quali cerco di carpire qualcosa dagli scatti dei migliori fotoreporter del settore, ho scovato un lavoro magnifico, opera del tedesco Timm Kolln.
 
Da anni Kolln segue il circuito professionistico e basta dare un'occhiata alle immagini pubblicate sul suo elegante sito web per accorgersi che la sua visione va molto al di là del semplice racconto sportivo. I suoi sono veri reportage, fotogiornalismo della miglior specie che, come tale, abbraccia anche il costume e le atmosfere più rarefatte che stanno intorno al ciclismo.

Il fotografo berlinese nelle ultime stagioni ha operato molto in Italia. Seguendo il Giro si è accorto di come la Corsa Rosa avesse tutte le caratteristiche per favorire un percorso di ricerca originale. Dagli scatti raccolti in cinque anni è così nato "The Peloton", un formidabile libro che racconta la fatica da un'angolatura minimalista quanto efficace. Sono i ritratti di decine di ciclisti immortalati pochi minuti dopo l'arrivo a restituirci il resoconto dello sforzo agonistico, fermato nella sua impareggiabile purezza.
Non è un caso l'utilizzo del bianco e nero: gli sguardi e le espressioni degli atleti arrivano immediati e basta un attimo per rimanere catturati dallo stile diretto scelto dall'autore.
 

Nota a margine: tra le foto ho scorto anche il volto di Tom Boonen.
Nello stesso anno di quella foto, il 2009, lo immortalai anch'io al termine del prologo del Tour de France. Vi propongo le due immagini appaiate (la mia è quella a sx, ma credo ci sareste arrivati da soli).
Niente a che vedere con il talento di Kolln ma curiosamente in quell'occasione ho utilizzato anch'io gli stessi toni del bianco e nero. E' già qualcosa, no?

Nessun commento:

Posta un commento