mercoledì 1 febbraio 2012

Laurent Fignon. Il ciclismo interpretato con la propria testa

Pochi corridori rimangono nel mio personale immaginario come Laurent Fignon. Ho iniziato a seguire il ciclismo quando lui, da quasi sconosciuto, vinceva il Tour de France alla sua prima partecipazione. Nell’83 mancava il suo capitano Bernard Hinault, certo, ma lui seppe approfittare dell’occasione dimostrando classe e personalità non comuni per un neo-pro.
L’anno successivo Hinault c’era eccome ed era ormai approdato alla squadra di Bernard Tapie, La Vie Claire. Tornava da un lungo stop per infortunio ma il duello vero con Fignon non ci fu mai. Laurent stravinse il suo secondo Tour con fare da cannibale, aggiudicandosi cinque tappe. Quando ormai tutti pensavano all’inizio di un nuovo ciclo di dominazione dopo quello imposto dal Blaireau, qualcosa si ruppe.


Nel 1985 Fignon dovette farsi operare per un problema al tendine d’Achille. L’anno che registrò la quinta storica vittoria di Hinault sugli Champs Elysées fu una stagione di pura convalescenza per il suo rivale. Al suo ritorno lo squadrone Renault, di cui era ormai il leader conclamato, non esisteva più. Uscita di scena dello sponsor e riduzione del potenziale tecnico-atletico del team con alcuni elementi emigrati verso La Vie Claire.
Fignon diviene a quel punto corridore e proprietario della formazione Système U, gestita in contitolarità con il suo direttore sportivo di sempre Cyril Guimard.

Si susseguono alti ma soprattutto bassi, senza vittorie in grandi giri a tappe. Laurent Fignon torna però a mettere tutti d’accordo nel 1988 quando, contro il pronostico, vince la Milano-Sanremo scardinando i piani della PDM di Van der Poel, Rooks, Theunisse e Alcala. Gli resiste fino alle fine solo il giovane Maurizio Fondriest, che viene battuto nettamente in volata.

Il francese stupisce ancora l’anno successivo. Bis nella classica di primavera, questa volta in solitario.
Siamo nel 1989 e possiamo fissare questo anno come quello della definitiva mutazione del ciclismo professionistico. Un anno fulgido e al tempo stesso dolorosissimo per Fignon. Dopo la Sanremo, il fuoriclasse torna in Italia a maggio e vince anche il Giro. Laurent è il terzo francese ad aggiudicarsi la Corsa Rosa dopo Anquetil e Hinault.

Inevitabilmente il “Professore” è tra i favoriti anche al Tour. Ed è proprio qui che si consuma idealmente la transizione verso il ciclismo che conosciamo oggi, povero di quella imprevedibilità e di quel coraggio che hanno contribuito a renderlo uno sport dai tratti epici. Se Fignon impersonifica l’ultimo campione dell’era romantica, è l’americano Greg LeMond a introdurre l’epopea degli atleti iperprogrammatori, improntati alla radicale selezione delle corse da affrontare nella stagione (Tour, campionato del mondo e poco altro), al marketing e ad una condotta di gara più calcolatrice e utilitaristica.
Fignon perde la Grande Boucle del 1989 per otto miseri secondi. Mai lo scarto fu così minimo e la sconfitta brucia al francese ancora di più se si pensa che a generare questo piccolo divario è in primis una ragione tecnica. LeMond utilizza per primo nelle cronometro le appendici sul manubrio importandole dal triathlon. Nella crono finale l’americano recupera a Fignon 58 secondi in 24,5 chilometri. Sfuma la vittoria che Laurent vedeva ormai all’orizzonte: un'onta per l'orgoglio nazionale. Da allora i transalpini stanno ancora aspettando di rivivere emozioni come quelle e nessun atleta di casa ha più sfiorato seriamente l’idea di una vittoria finale nella più importante corsa a tappe del mondo.


Laurent Fignon ci ha lasciato il 31 agosto 2010 e la sua personalità non allineata e a tratti anche detestabile manca a questo ciclismo che prima di agire chiede ormai il permesso agli sponsor.

La sua biografia intitolata "Nous étions jeunes et insouciants" (trad. "Eravamo giovani e incuranti" - ed. Grasset 2010) è un libro godibilissimo, nel quale non si risparmiano giudizi netti e definitivi su fatti e protagonisti del circuito professionistico degli anni '80 e 90'. Purtroppo il volume non è stato finora tradotto in italiano.

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