mercoledì 23 marzo 2011

Al cospetto di una sella Brooks

Preferireste collezionare un LP autografato da Lucio Battisti o da Duilio Batteristi? Vorreste che vi cucissero su misura un abito firmato Ermenegildo Zegna o Ermengardo Zampogna? E tra le fette del vostro pane, dite un po', ci infilereste qualche fetta di Culatello di Zibello o di Culobello di Zitella? 
Avete capito dove voglio arrivare. La qualità, quella riconosciuta e assoluta, ha il difetto di non essere replicabile facilmente.
Ho indagato a lungo tra i meandri della Rete e negli anfratti del commercio elettronico per scovare una sella dal design classico capace di eguagliare una Brooks. E poi ho comprato una Brooks.


Per l'esattezza una B17, la storica tra le storiche, sempre uguale a sé stessa dalla fine dell'Ottocento.

Sinuosa, profumata, superiore. Il corriere me l'ha consegnata oggi. E' l'ultimo tassello che completa il restyling radicale della mia prima bicicletta da corsa, avuta in dono nel 1989 come premio per la promozione a terza ragioneria. Struggente, vero?

Prima di installare la preziosa seduta devo però prendere confidenza con questo oggetto del desiderio. Le istruzioni in fondo parlano chiaro: è costruita a mano plasmando la pelle naturale e incastonando in punti strategici degli inconfondibili rivetti di metallo, decantati nel foglietto come fossero gemme rare.

La sella Brooks va prima massaggiata con unguenti sacri (pensavo di utilizzare l'inestimabile olio di nardo nepalese, che ne dite?). Va tenuta sempre nella giusta tensione, anche emotiva, agendo sul bullone frontale con movimenti singoli di novanta gradi (pochi gradi in più potrebbero essere fatali). Inoltre deve poter godere di un adeguato supporto. Non mi riferisco allo scontato e meno aristocratico canotto reggisella, ma al supporto psicologico, che diamine! In fondo, non è forse sinonimo di una complessa sensibilità la sua riconosciuta attitudine a leggere le natiche del padrone e a modificarsi per divenire la plastica rappresentazione del comfort ciclistico?

Leggendo attentamente il pieghevole di presentazione inizio ad avere qualche dubbio.
Forse non sono abbastanza puro per questa sella. 
Mentre ripenso agli errori della mia vita inizio a cospargere il cuoio con il delicato balsamo. Prevedo che più tardi avrò voglia di piangere.

2 commenti:

  1. Credo che cadrà il mito...non sono fatte a mano. Sono industriali. A parte le edizioni limitate che costano solo 150€. Come ogni grande marchio sopravvissuto nei secoli anche Brooks è caduto nella tentazione di fare profitto grazie al nome che portava con se da cento anni. A discapito dell'unicità del fatto a mano e dei nostri portafogli come vedi la pelle è modellata da uno stampo e di fatto a mano c'è solo quello che le macchine non riescono ancora, e sottolineo ancora, a fare.
    http://www.youtube.com/watch?v=VZP0xxfTeIc

    le selle da contemplare le trovi nei mercatini: brooks vecchie, ideale, perjohn, etc. Credo che loro siano maggiormente degne di attenzioni rispetto ad una sella che avrà mille, diecimila o forse centomila cloni perfettamente uguali. Forse sono stato brusco ma volevo solo esprimere un opinione. Il tuo blog mi piace un sacco. :)

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  2. No, hai fatto bene ad essere così diretto. La verità va affrontata di petto.
    Credo che ora inforcherò la mia bicicletta e mi dirigerò verso la campagna. Ho bisogno di riflettere.

    Ps. Grazie per il tuo interesse. Continua a scrivere le tue opinioni, mi saranno preziose.

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